Com’è noto ai conoscitori della materia, i dati di bilancio non sono sufficientemente significativi per trarre indicatori sintomatici dello stato di crisi di un’azienda richiedente fido.
I tradizionali indici di bilancio, essendo riferiti ad uno specifico esercizio, hanno un contenuto essenzialmente statico, poiché esprimono la relazione che lega alcuni dati contabili in uno specifico momento e non evidenziano, quindi, l’evoluzione dell’azienda nel tempo.
Tuttavia, tali dati sintetici pur avendo una validità prioritaria per talune banche,1 nella valutazione d’affidabilità, presentano limiti legati:
Sull’utilità dei dati di bilancio, la teoria finanziaria propone di procedere, preliminarmente, a rielaborazioni del bilancio pubblico, per quanto riguarda la riclassificazione degli schemi standard, ed eventuali elisione di politiche di bilancio fuorvianti, per trasformare il bilancio contabile in un bilancio in chiave gestionale.3
Esaminati i limiti di significatività di taluni valori di bilancio, le banche procedono ad integrare gli indici di bilancio con gli indicatori di bancabilità caratteristici dell’analisi andamentale e con il rating CRIF.
Innanzitutto, la banca procede alla raccolta dei dati che riguardano l’andamento degli affidamenti dalla banca dati interna riferita alla singola azienda richiedente, e poi li confronta con i dati messi a disposizione, per quelle posizioni creditizie, dal sistema della Centrale dei rischi.
Tale confronto consente all’istituto di ravvisare, ad esempio, l’esistenza o meno in capo all’azienda, di posizioni incagliate o in sofferenza, anche presso altri istituti, e se tali posizioni anomale presentano valori che rientrano o meno nei limiti di tolleranza di sistema.
Le informazioni di sistema sono state classificate dalla Centrale rischi, in 9 categorie di affidamenti classificati in base al credito accordato complessivo a ciascuna impresa, all’ammontare del credito utilizzato e agli eventuali sconfinamenti.4
Ci preme approfondire l’utilizzo dei dati di fonte Centrale dei Rischi per la valutazione di affidabilità bancaria.5
Al fine di consentire alle banche di accrescere la loro capacità di valutazione del merito creditizio della clientela, la nuova normativa ha introdotto alcune rilevanti innovazioni.6
Le operazioni oggetto di rilevazione da parte della nuova Centrale dei rischi sono state classificate secondo il loro grado di rischiosità e, sono le seguenti:
Riguardo alle suindicate categorie di affidamento il sistema fornisce agli utilizzatori preziose informazioni quali:
A partire dal 1996 la nuova Centrale dei Rischi CRIF ha ampliato la soglia minima di segnalazione da 80 mln a 150 mln per ciascuna operazione segnalata.
Inoltre, il nuovo sistema di rilevazione ha specificato anche taluni indicatori di bancabilità.
Gli indicatori disponibili nel nuovo sistema prevedono, anche il rapporto:”Utilizzo di CC/Accordato di CC”, i cui dati sono agganciati alla commissione sul credito accordato, inserita allo scopo di scoraggiare una scarsa movimentazione del fido utilizzato.
Gli indici di bancabilità sono costruiti da ciascuna banca mediante rapporti tra i dati andamentali della singola azienda affidata ed i dati aggregati attinti dal sistema della centrale dei rischi, per quanto concerne le singole posizioni debitorie.
Applicando tale tecnica, la banca ottiene una serie di indicatori sintomatici dello stato di crisi delle imprese utilizzatrici dei fidi, e possono valutare il grado di affidabilità della clientela in difficoltà.
Tali indicatori possono essere classificati in tre categorie:
Iniziamo, con l’indicatore che misura, in linea generale l’aspetto qualitativo del lavoro bancario, poiché le informazioni ritraibili da esso hanno risvolti nella contabilità analitica della banca.
Pertanto, tale indicatore di bancabilità è dato dal rapporto: Fido accordato per scoperto di conto/N. operazioni annuali.
Infatti, il rapporto fornisce l’ammontare medio di affidamento pro capite nell’arco di 12 mesi.
Il risultato dell’indice esprime il tasso di produttività dei conti correnti di corrispondenza, e può essere posto a confronto con l’indicatore di economie di scala dato dal rapporto tra l’ammontare dei Costi fissi di struttura/Volume affidamenti accordati, in modo tale da apportare miglioramenti progressivi all’economicità dell’azienda bancaria.
Il secondo indicatore è relativo al grado di utilizzo del lavoro bancario, dato dal rapporto tra Fido utilizzato/Credito totale accordato, riferito alla singola posizione creditoria della singola azienda affidata.
E’ anch’esso un indicatore di produttività bancaria, poiché fornisce informazioni sull’incidenza % dell’utilizzo medio riferito a ciascuna forma tecnica di affidamento rispetto al credito complessivamente erogato a favore della singola azienda controparte.
L’indicatore in parola è molto utilizzato nella pratica dei fidi multipli concessi da un pool di banche finanziatrici a gruppi industriali di grandi dimensioni operanti su commesse internazionali a lungo termine.
L’indice va modificato rispetto al precedente: Fido accordato totale/N. Banche finanziatrici,esprimente l’ammontare del fido medio pro capite concesso da ciascuna banca operante in pool.
Infine, il terzo indicatore di bancabilità è quello che misura il grado di tensione finanziaria dell’affidata.
E’ stata definita tensione finanziaria il rapporto Utilizzato/Accordato operativo.9
L’azienda versa in stato di tensione quando supera la soglia di affidamento, originando sconfinamento o punte persistenti.
Per i prestiti autoliquidatesi (portafoglio commerciale allo sconto) e per i prestiti per cassa a revoca la tensione finanziaria è rilevata se il rapporto totale del mese è superiore all’85% (F. Lenoci, 2011).10
Per i fidi a scadenza, invece, è rilevata anche se una sola operazione su una sola banca ha sconfinato l’accordato operativo perfezionato dall’azienda (F. Lenoci, 2011).
Gli indicatori sintomatici di tensione sono: Punte di extra fido/Fido totale concesso(TF1); Sofferenze totali/Fido globale concesso (TF2).11
In conclusione vi è l’indicatore di Duration finanziaria (DF) dato dal rapporto: Fido autoliquidante+Revoca /Accordato operativo.
Esprime la soglia di sconfinamento da non superare pari al 75% dell’affidamento concesso (F. Lenoci, 2011).
A partire dal 1996 è stata istituita la nuova Centrale Rischi finanziari (CRIF) con delibera CICR del 29/03/1994.
Prima ed unica società italiana, in data 23 dicembre 2011 CRIF ha ottenuto da Consob – Autorità Competente per l’Italia – e da ESMA – la nuova Autorità Europea per i mercati finanziari – la registrazione come Credit Rating Agency (CRA), in conformità al Regolamento CE n. 1060/2009 del 16 settembre 2009 che disciplina a livello comunitario l’operatività delle agenzie di rating del credito.
I rating di CRIF sono dunque riconosciuti ed utilizzabili in tutti i Paesi dell’Unione Europea e aderiscono ai principi di oggettività, indipendenza, qualità e trasparenza richiesti dal Regolamento Europeo.
I rating emessi da CRIF si basano, oltreché sull’applicazione di rigorosi modelli quantitativi, sulle competenze e professionalità degli analisti del Dipartimento di Rating e degli Organi che deliberano i rating stessi.
Inoltre, il processo di attribuzione del rating è strutturato in modo da garantire la piena tracciabilità di tutte le fasi di valutazione.
I rating di CRIF sono accompagnati da un report che illustra nel dettaglio la valutazione effettuata sull’impresa e sintetizzati da una delle 14 classi alfanumeriche: da A1, la migliore, a C3, la peggiore, oltre alla classe delle imprese già in default.
L’agenzia ha realizzato una ricerca nel 2012 sulla solvibilità delle PMI manifatturiere incentrata su un campione significativo di 24.000 piccole e medie aziende industriali, utilities, ecc..12
L’analisi sulla distribuzione per classi di rating si fonda sull’elaborazione del CRIF Business Default Index, ideata dalla nuova Centrale Rischi ed effettuata su dati aggiornati a marzo 2012 e riferiti all’universo di imprese italiane non finance e non appartenenti al settore pubblico (n. 24.000), con un fatturato superiore a 5 milioni di euro.
I risultati sono stati performanti, poiché hanno ricevuto una valutazione ricadente nelle classi di rating da A1 a A4.
Lo score andamentale rappresenta il punteggio attribuito dalla banca, sulla base dell’esito degli indicatori di bancabilità.
Lo score analizza mensilmente le informazioni della banca sui clienti in portafoglio, discriminando con predittività di almeno dodici mesi le relazioni che manifestano sintomi di deterioramento del rischio di credito.
Lo score si basa su dati interni alla banca riguardo il comportamento di fido del cliente nei confronti dell’istituto e del sistema bancario.
La combinazione tra score di andamento e rating d’impresa fornisce il rating integrato che tiene dunque conto, oltre che degli aspetti quantitativi dei bilanci e di quelli qualitativi legati al contesto competitivo e, settoriale in cui l’azienda si colloca, anche dell’aspetto comportamentale nei confronti dell’azienda bancaria e del sistema bancario.
Il rating, tiene conto, dello score di ogni tipo di operazione (o forma tecnica di utilizzo) a cui viene associato una stima di esposizione al default (EAD), cioè una valutazione dell’esposizione che si potrebbe verificare entro 1 anno, qualora la controparte diventasse insolvente.
Quindi, la valutazione della forma tecnica degli affidamenti, unitamente alle garanzie offerte, ed ai dati di comportamento di fido a livello di sistema, influenza la stima del LOSS GIVEN DEFAULT (LGD), ossia la % dell’esposizione non recuperabile in caso di insolvenza dell’affidata (PD).
La relazione algebrica che lega il pricing praticato (Pr), al tasso di recupero in caso di default dell’affidata (LGD) è la seguente:
Pr = r1 + LGD (1-p)
L’equazione algebrica evidenzia la relazione tra politica di pricing (Pr) data dal tasso attivo di interesse sui prestiti, la rischiosità finanziaria dell’affidata (r1) e la perdita attesa di default PD= (LGD*1-p).
La perdita di default attesa (LGD) è una stima statistica risultante dal seguente rapporto:
LGD = (Accordato + Spese legali recupero)/Fido complessivo.13
All’aumentare del rischio di insolvenza di controparte (+ r1), aumenta la probabilità di subire una perdita di riscossione del finanziamento accordato in un arco temporale inferiore ad 1 anno (1 – p).
Il rischio di credito (+ r1), è dato dal rapporto di tensione finanziaria (TF) e di duration finanziaria (DF).
DF= Fido auto liquidante + Revoca /Accordato operativo.
Gli indici di tensione finanziaria (TF) sono i seguenti:
Quindi, l’aumento della rischiosità finanziaria dell’impresa, unitamente ad un incremento della probabilità di subire una perdita attesa in brevissimo tempo, sono elementi che la banca include nella politica di pricing ossia nella politica dei tassi attivi sui prestiti che tendono a riflettere tali aspettative di rischio di credito.
Nel caso estremo di crisi aziendale irreversibile, in cui le spese legali di recupero coincidono con i costi di fallimento dell’impresa, la perdita stimata diventa effettiva al 100% oggi e, la politica di pricing praticata diventa esplosiva nei confronti di controparte.
Dal concetto di perdita di default (LGD), passiamo ad esaminare quello del rischio di credito per la banca dato dalla:
EXPECT LOSS = PD * LGD * EAD
Expect Loss (EL) rappresenta la perdita attesa di default tendenziale, calcolata su un orizzonte temporale maggiore della precedente, pari almeno a 12 mesi (EAD=1 anno).
Nel processo di attribuzione del rating andamentale all’azienda affidata che presenta una persistente punta di extra fido, il giudizio sarà negativo qualora l’azienda non sia in grado di smobilizzare l’extra fido su richiesta formale della banca.
Viceversa, nel caso in cui, l’azienda abbia azzerato (quasi completamente) il fuori fido, facendo ricorso ai vari strumenti di finanziamento offerti dai mercati monetari e finanziari, ed in parte all’autofinanziamento, il giudizio di rating andamentale sarà senz’altro positivo, a parità dei pregiudizievoli sull’imprenditore rilevati dai dati di sistema (CRIF).
E’ di fondamentale importanza per la gestione di tesoreria della banca ai fini di preservare l’equilibrio finanziario, analizzare il trend temporale di una lunga serie storica degli indicatori di tensione finanziaria delle aziende affidate.
Rilevante in tali analisi è la stima della durata del tempo di permanenza delle punte di extra fido, oppure delle sofferenze14.
L’utilità delle informazioni è quello di utilizzare i risultati per costruire gli indicatori di stess test attraverso il bilancio bancario per la verifica del grado di tensione finanziaria della singola azienda bancaria15.
La banca dati per l’analisi di affidabilità, costituita internamente dagli istituti di credito, prevedono la costituzione del cut off tra le aziende performanti e le aziende in crisi.
L’istituto effettua un benchmarking tra i dati aziendali ed i dati medi del campione di appartenenza già presente nel data base.
A tali aziende censite nella banca dati, l’istituto ha già attribuito il rating interno, (I.R.B.) dato dalla somma algebrica tra il rating quantitativo, ed il rating qualitativo, a cui si aggiunge il rating andamentale a titolo integrativo.16
In tali casi, il rating complessivo va integrato della Δ% di PD stimata per quanto concerne l’aspetto andamentale.
Lo schema 1 successivo aiuta il lettore a capire il concetto di rating complessivo interno assegnato dall’istituto:
SCHEMA 1: L’IRB complessivo integrato
Tralasciamo in tale ambito la disquisizione sul rating quantitativo e sul rating qualitativo, che sono oggetto di trattazione in altri ambiti.
L’analista procede all’integrazione dei valori di rating già esistenti, mediante l’attribuzione di un punteggio di scoring di tipo andamentale.
Pertanto, procediamo, innanzitutto, con la tecnica seguita dagli istituti di credito riguardo alla costruzione del campione significativo delle aziende performanti e delle aziende in crisi attraverso un data base ad hoc, riguardo alla determinazione dell’IRB medio statistico di tipo andamentale.
In secondo luogo, si procederà a rilevare i dati andamentali per la costruzione dell’IRB di ciascuna specifica azienda, utilizzando la tecnica statistica della dispersione dei valori dalla media campionaria (scarto quadratico medio).
Per effettuare il benchmarking sono necessari i dati di campionamento delle aziende performanti (1) e delle aziende in crisi (2), di seguito ipotizzati:
Sostituendo i suindicati valori ipotetici alle rispettive formule di stima della perdita attesa in un arco temporale inferiore a 12 mesi (gg. di revoca), otteniamo i seguenti risultati riportati in Tabella 1.
Il primo indicatore da calcolare è la perdita attesa di default (LGD) per entrambi i gruppi aziendali:
LGD = (Accordato + Spese legali recupero)/Fido complessivo.
Il secondo indicatore collegato riguarda la politica di pricing applicata:
Pr = r1 + LGD (1-p)
Il terzo indicatore è quello di tensione finanziaria (TF1) di 1^ livello e (TF2) di 2^ livello:
TF1=Punte di extra fido/Fido totale concesso
TF2=Sofferenze/Fido totale accordato
L’ultimo indicatore è la Duration finanziaria (DF):
DF= Fido autoliquidante + Revoca /Accordato operativo
TABELLA 1: I dati medi di campionamento
Nelle operazioni di cut off la banca ha già realizzato il data base del campione di aziende suddivise tra imprese performanti con un IRB elevato (AA) e, le imprese in crisi con un IRB modesto (CC).
Il dato di partenza è l’IRB iniziale che è un valore medio attribuito a ciascuna delle aziende performanti e in crisi.
L’aggiornamento IRB campionario ha luogo in genere, con cadenza mensile, o anche per peridi inferiori, attraverso la costruzione di alcuni indicatori critici, riportati in Tabella 1, quali:
Dalla lettura dei risultati della Tabella 1 si evince un peggioramento della PD e, di conseguenza dell’IRB finale integrato di periodo, per entrambi le tipologie di aziende performanti e di aziende in crisi.
In particolare, le aziende sane sono passate da un IRB iniziale medio AA ad un IRB finale medio BB+ dovuto ad un peggioramento delle aspettative di perdite di riscossione a scadenza.
Le aziende in crisi sono passate invece da un IRB iniziale CC ad un IRB finale CCC dovuto d un peggioramento dell’insolvenza aziendale.
Il caso prevede un confronto di benchmarking tra due gruppi PMI manifatturiere concorrenti, e la media del campione.
I valori sono stati calcolati per entrambi i gruppi aziendali (gruppo G) e (gruppo B) considerando le medesime variabili dell’IRB, ma rilevando non la media di tali valori, bensì la dispersione dei valori dalla media campionaria (xi) al quadrato, chiamato in statistica scarto quadratico medio.
In altri termini, sono stati calcolati gli scostamenti al quadrato (xi) dalla media (m) del campione riportati in Tabella 2, quali:
TABELLA 2: Integrazione rating andamentale (IRB) di singole aziende
Per il confronto di benchmarking tra i dati aziendali e quelli campionari si è proceduto per i primi a calcolare lo scarto quadratico medio (s.q.m.) rispetto alla media aritmetica della distribuzione campionaria (m), applicando la seguente formula.
Nella costruzione del cut off, ipotizziamo di avere un gruppo aziendale performante (Gruppo G) ed un concorrente in crisi (Gruppo B).
Con riferimento a ciascuno di essi, la banca ha già calcolato in epoca storica l’IRB iniziale, per il gruppo G (AA), e per il gruppo B (CC), vedi Tabella 2.
Inoltre, nel data base, la banca ha già calcolato la PD iniziale pro capite per azienda (Gruppo G=0,15; Gruppo B=0,45) e, si accinge a calcolare al momento attuale, la dispersione dei valori componenti l’IRB (LGD,Fido/N,TF1.TF2,DF) intorno alla media campionaria con una distribuzione pari a N-1 (N=5-1).
La dispersione dei valori del Gruppo G performante è pari a 8,987, mentre del gruppo B pari a 2,452, che rappresentano il PD integrativo, di aggiornamento della banca dati, in modo da ottenere nell’attualità il PD finale, pari a 8,987 per G e 2,452 per B.
Si ottengono in tal modo l’IRB finale integrato aggiornato per entrambi.
Come si evince dal confronto sulla perdita finale di default (Tabella 2), il Gruppo G risulta esposto ad un maggior rischio andamentale, per effetto di una maggiore perdita di default (PD=8,987), rispetto al Gruppo B con una minore perdita di default(PD=2,452).
Di conseguenza, il rating complessivo finale del Gruppo G (AA-) è peggiorato rispetto al giudizio iniziale (AA).
Anche al Gruppo B è stato assegnato un rating finale (CCC-) peggiore, rispetto al valore del rating iniziale (CC), a causa di un’incremento del rischio di affidabilità.
Inoltre, tale peggioramento del rating di entrambi i gruppi è dipeso soprattutto da un’elevato grado di tensione finanziaria, poiché l’utilizzo medio degli affidamenti è per il gruppo G pari al TF1=12,5%, (1^ livello), e pari a TF2=5,5% (2^ livello= sofferenze).
Per il gruppo B addirittura il grado di tensione finanziaria è molto elevato, pari a TF1=35,5%, (1^ livello) mentre TF2 = 27,5% (2^ livello=sofferenze).
Quindi, il concorrente diretto gruppo B presenta un profilo di gestione finanziaria peggiore rispetto al gruppo G.
E’ l’argomento terminale dello scritto, che si occupa dell’integrazione dell’IRB, con gli indici di redditività e di liquidità tratti dai bilanci pubblici dell’affidata.
L’ipotesi è, che il rating qualitativo ed andamentale sono stati già attribuiti dalla banca, resta adesso l’integrazione del rating quantitativo basato sugli indici di bilancio.
Evidentemente, il giudizio finale attribuibile all’impresa per l’affidabilità si presenta maggiormente più completa e attendibile.
Riportiamo nella tabella 3 seguente entrambi i valori delle PD e i corrispondenti ratios di bilancio:
TABELLA 3: Analisi della PD e degli indici di bilancio
Per motivi di semplificazione della realtà, sono stati riportati gli indici di bilancio più significativi di redditività (ROE,ROI) e di liquidità (FCGO/V).
Ad evidenza, gli indicatori di bilancio sono molto più numerosi e, possono essere desunti dalla relazione sulla gestione allegata al fascicolo del bilancio d’esercizio.
I valori di quest’ultimi derivano dal seguente rapporto:
Riportiamo i valori del suindicato rapporto nella seguente tabella 4:
TABELLA 4: PD INTEGRATIVO E INDICI DI BILANCIO
Come si evince chiaramente dalla tabella 3, il PD integrativo degli indici di bilancio presenta valori fuorvianti riguardo al concorrente B rispetto al gruppo G.
Quanto più i valori degli indicatori sono elevati, tanto più aumenta la PD, ossia il rischio di affidabilità.
Al crescere della redditività dell’azienda e della liquidità, il rischio di credito ovvero la perdita attesa di default (PD) totale tende anch’essa ad accrescersi, il che non è affatto logico.
Per contro, riguardo il concorrente G, al diminuire dei valori di redditività e di liquidità aumenta la PD totale.
Quindi, per ottenere un’analisi di affidabilità sarebbe opportuno considerare soltanto il rating qualitativo legato al disegno strategico dell’impresa per la competitività, unitamente al rating andamentale che analizza internamente gli andamenti finanziari della aziende richiedenti.
Per il rating quantitativo basato sugli indici di bilancio è necessario associare ai valori un fattore di ponderazione tale che, gli indici assumano valori più ragionevoli e meno fuorvianti.
ARTICOLO CONTENUTO IN “SFC – Rivista di Strategia Finanza e Controllo” N° 7 –